DI SEGUITO TUTTI GLI ARTICOLI DELLA SEZIONE RICHIESTA E PUBBLICATI SUL SITO IN ORDINE CRONOLOGICO
IL CATCH AND RELEASE
N.B. alla fine dell'articolo è presente una integrazione di Mauro Maccagnani [sipadan]
Il Catch & Release (catturare e rilasciare) una pratica di pesca per la quale non si uccide il pesce pescato, qualsiasi sia la tecnica di pesca utilizzata, ma si rilancia in acqua vivo e possibilmente senza arrecargli danni.
Non ci sono notizie certe sull'origine di questo comportamento, ma possiamo dare per certo che abbia avuto inizio negli Stati Uniti negli ambienti della pesca con la mosca e della pesca a spinning al black bass o persico trota. Queste due tecniche di pesca, la pesca a mosca e lo spinning, sono tuttora le discipline alieutiche che supportano maggiormente e praticano il Catch & Release, ma questo comportamento si sta diffondendo sempre di pi anche nelle altre tecniche di pesca. Studi scientifici di varie facolt di ittiologia nazionali ed internazionali e la marcatura dei pesci catturati, hanno dimostrato senza ombra di dubbio che i pesci liberati non solo sopravvivono a lungo, ma possono essere ricatturati. L'impatto ambientale dei pescatori che praticano questa tecnica nullo o quasi nullo dato che la popolazione ittica di una determinata area non viene in questo modo intaccata da un prelievo indiscriminato.
Rilasciare il pesce pescato, per chi condivide, attua e diffonde la pratica del catch and release, non solo segno di civilt e rispetto ambientale, ma rappresenta una vera filosofia e approccio alla pesca, dove alla gioia della cattura si aggiunge la felicit del vedere l'animale appena catturato di nuovo libero.
LE 6 REGOLE DEL CATCH AND RELEASE
La tecnica del Catch & Release, che consente di rilasciare i pesci catturati recando loro pochi danni e permettendone la successiva sopravvivenza, consiste in alcune regole basilari:
1 Usare ami singoli e senza ardiglione: gli ami multipli (ancorette) e gli ami con ardiglione provocano al pesce ferite gravi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Usando ami singoli e privi dell'ardiglione potremo slamare pi facilmente il pesce e senza provocargli danni. Normalmente l'amo senza ardiglione non aumenta in modo significativo la percentuale di slamature durante il ricupero del pesce.
2 Recuperare e slamare il pesce velocemente: il pesce durante il recupero lotta strenuamente per liberarsi. Questa lotta impari provoca uno stress grave con rilascio di un livello eccessivo di acido lattico. Sintomo di questo stress eccessivo causato da un ricupero lento la posizione che il pesce assume dopo esser stato rilasciato: sta fermo a lungo e, nei casi pi gravi, si abbandona in posizione orizzontale alla corrente. Ugualmente importante la slamatura veloce favorita dall'assenza dell'ardiglione sull'amo. Il pesce pu sopravvivere fuori dell'acqua solo per pochi minuti ed opportuno ridurre questo tempo a pochi secondi.
3 Tenere il pesce in acqua: se nel recupero portiamo il pesce sin sopra riva, specie se sabbiosa o sassosa, ci gli cagioner altre ferite causate dagli urti o dallo sfregamento su di una superficie ruvida. Rammentiamo che la pelle del pesce ricoperta da un muco protetivo e che la perdita di questo muco causata dallo strusciamento sul terreno pu determinare infezioni da parassiti. Il pesce va quindi rilasciato mentre ancora in acqua.
4 Maneggiare delicatamente il pesce con le mani bagnate: essenziale non toccare il pesce con le mani asciutte: subisce un shock termico dovuto alla differente temperatura del nostro corpo (36) rispetto a quella del suo corpo che coincide con quella dell'acqua in cui vive. Bagnarsi le mani riduce abbastanza lo shock termico ed evita anche l'asportazione del muco superficiale. La delicatezza e l'attenzione nel maneggiarlo altrettanto importante: bisogna evitare di stressare particolarmente le branchie e di stringerlo con forza. Il retino, se ha una rete senza nodi, pu essere d'aiuto purch si stia attenti a non far impigliare le maglie della rete con le branchie.
5 La slamatura: oltre a fare tutto ci delicatamente e velocemente mantenendo il pesce in acqua, opportuno utilizzare delle pinze (come le pinze emostatiche). Il pesce allamato profondamente (ovvero il pesce al quale l'amo si aggrappato all'esofago e non alla bocca) non deve essere slamato. In questo caso la slamatura provoca ferite assai gravi in parti vitali: meglio tagliare la lenza. Come valida alternativa al taglio della lenza, esiste da poco tempo (da Ottobre 2006) uno slamatore (Larchy) in grado di localizzare l'amo, liberarne l'ardiglione ed invertirne la posizione anche nel pi profondo dell'esofago ed estrarlo senza il pericolo del riaggancio sul percorso verso l'esterno, cosicch le ferite di cui sopra sono ridotte al minimo. Poich il tutto si svolge in modo automatico, l'operazione svolta in maniera rapida, sicura, mentre il pesce rimane in acqua e senza la necessit di afferrarlo.
6 La rianimazione: se il pesce esausto non va lasciato andare immediatamente: occorre mantenerlo in acqua tenendolo con le mani e contro corrente. Muovendolo un poco in avanti ed indietro si fa entrare l'acqua e quindi l'ossigeno nelle sue branchie e lo si rilascia solo quando inizia a muoversi da solo cercando di liberarsi.
LINK UTILI IN TEMA CATCH AND RELEASE
UNIVERSITY OF FLORIDA
Integrazione all’articolo C&R di Mauro Maccagnani [sipadan]
Il C&R nasce dall’ambiente dei pescatori a mosca, i primi ad avere avuto questa sensibilità.
E nasce dalle esperienze della pesca a mosca “secca” quindi con ami piccoli (anche se le trote americane sono belle grosse) e in genere a fil di bocca.
Su lucci e black bass credo che l’Europa sia più avanti degli Stati Uniti come C&R….. specie per i bass.
Premesso che dove i regolamenti e le leggi impongano una certa armatura dell’esca si debbano rigorosamente rispettare, salvo contestarli nelle sedi opportune con opportune argomentazioni.
Infatti il concetto americano espresso nei 6 punti è corretto, utile per il pesce e per la natura , ma credo che possa essere integrato sull’esperienza della pesca in Italia.
In Italia, spesso in Appennino, abbiamo trote piccole cui spesso gli ami singoli senza ardiglione, se troppo grossi sono estremamente rischiosi, consentendo di raggiungere l’occhio o perforare il cranio.
Infatti si tende per es. a cambiare un’ancoretta del numero 8 con un amo singolo del numero 2.
Che di norma è lungo, molto lungo rispetto l’ancoretta e in molti casi sta in orizzontale che non è la posizione corretta e resta più pericolosa.
Altra differenza con la pesca a mosca, qui l’amo è libero in cima alla lenza, da noi per lo spinning va attaccato ad un’esca….
Allora o usiamo ami adatti come gli eccellenti Owner/Tubertini st75BLM e st 55 BLM per minnow
Che sono “corti” e molto aperti e hanno pure un ottimo occhiello, e sono disponibili con occhiello in asse o ruotato di 90 gradi, quindi adattabili a tutte le esche…
Io con l’1/0 ho passato da parte a parte la mandibola di una steel head.. e anche saltando non si è slamata, ma l’ho potuta rilasciare molto facilmente.
Si potrebbe ovviare con un doppio split ring che gira l’amo di 90 gradi, ma lo allunga, molto meglio gli ami di quel tipo specifico, tra l’altro meravigliosi come robustezza e affilatura
Oppure
Usiamo, come giustamente impone in acque da trote (Categoria “D”) la Provincia di Bologna, ancorette senza ardiglione.
I vantaggi?
Su trote piccole riduce la possibilità di ingoio dell’esca, spesso letale nelle trote piccole, su tutte le trote riduce di molto la penetrazione che su un punto solo molto affilato porta spesso a passare da parte a parte la testa.
E la lingua dei pesci è molto sensibile se perforata.
Se si ha la manualità necessaria si slama bene come l’amo singolo, usando una piccola pinza senza neppure toccare il pesce, e in caso di dover “forzare” un pesce si fa forza su 3 punti e non su uno.
Io ho molti amici che pescano anche a spinning ad amo singolo ma se talvolta è vero che ci sono poche differenze talvolta si perdono molti più attacchi, con forti differenze per es. tra cavedani e trote e anche tra questi tra i più grossi e i più piccoli, di solito i piccoli si slamano o non si allamano molto di più.
Ovvio che se si vuole tutelare al massimi trote, persici e cavedani è sempre meglio usare un solo amo o una sola ancoretta senza ardiglione.
Questa nota è sul punto (1), e poco ho da dire su tutti gli altri punti, validissimi anche per la pesca al colpo, che io pratico barbless (senza ardiglione) da almeno 15 anni, e qui la differenza è veramente poca.
Passiamo a casi un po diversi che riguardano più lo spinning.
Sugli aspi, che sono un caso a parte, c’è sempre una forte possibilità di errore nell’inlamata e una forza del pesce davvero esplosiva in certi istanti, e il pesce non ha denti.. quindi schiaccia la preda.
Con questo pesce spesso l’amo singolo risulta inefficace e spesso anche le ancorette non delle più spesse vengono schiacciate e deformate
Passiamo ai lucci
Qui sono certo dei gravi danni che possono infliggere ami singoli.
Infatti in tante zone no kill non vi è l’obbligo di amo singolo
Per i lucci a volte si attaccano pesci di 50 cm, a volte di 120 cm, un amo singolo dell’11/0 è adatto e forse piccolo per i secondi ma un vero pericolo per i primi.
E inoltre se si pesca a gomma l’assenza dell’ardiglione non consente una adeguata gestione e trattenimento dell’esca, cui si può solo in parte ovviare con accorgimenti empirici.
Inoltre già dal 4/0 è possibile attraversare il cranio senza fatica, mentre anche solo un minimo ardiglione in genere lo blocca.
Anche per i bass vale lo stesso principio e lo stesso ragionamento, io dove obbligatorio nei laghetti in viva uso ami con ardiglione limato, ma spesso attraverso qualche testa.
Se invece mi limito a schiacciare l’ardiglione pentra un po meno e si slama quasi altrettanto bene, tanto che esistono negli USA ami e ancorette con una curva invece che l’ardiglione.
Su questi pesci devo dire che vantaggi e svantaggi si bilanciano, il barbless se non ben piantato è deficitario nei salti del pesce (problema vivo anche tra i pescatori a mosca) ma molto più efficace (perché più affilato) in caso di mangiate molto difficili.
Il vantaggio, parlando in termini anche di tutela personale, è se ci si allama incidentalmente, estrarre ami o ancorette senza ardiglione è facile ma doloroso, in caso di ami da passata del 18 è molto doloroso se c’è l’ardiglione, pensate con una ancoretta 4/0 L.
1 - tagliare con un trancino l’ancoretta ramo per ramo
2 - se possibile togliere facendo ruotare a favore di eventuale ardiglione il pezzo troncato dell’ancoretta
3 – nel dubbio lasciare il ramo troncato di ancoretta o amo in sede senza forzare
Spessissimo il pesce riesce ad espellerlo e tanto più facilmente se senza ardiglione.
Concludendo
Un sincero plauso a chi ha avviato, diffuso e diffonde il catch e release, pescatori a mosca in testa
Facciamolo sempre anche noi ma con un minimo di adattamento ai nostri pesci, alle nostre esche e alle nostre acque.
Non credo che molti bassman siano entusiasti di togliere l’ardiglione a uno spinner, che magari costa 20 euro, ed è un’esca che di norma fa veramente pochi danni.
Mentre in acque da tutelare io pesco molto spesso ad ancoretta singola senza ardiglione magari togliendone una da un crank o minnow e so che tanti altri lo fanno spontaneamente.
E solo perché sono convinto che l’amo singolo farebbe più danno in quei casi.
Integrazione di Mauro Maccagnani [sipadan]
GOLETTA DEI LAGHI 2011, LA SITUAZIONE DEI LAGHI ITALIANI
di Legambiente.it
I LAGHI
Quando le acque meteoriche e quelle che sgorgano dal sottosuolo si raccolgono in una depressione si forma un lago. A seconda della cavità originaria, può essere di diversa conformazione e più o meno esteso o profondo. La principale classificazione viene fatta in base al tipo di evento geologico responsabile della loro genesi: si distinguono allora in tettonici, carsici, vulcanici, glaciali, costieri. Su scala geologica hanno vita breve: la loro evoluzione è legata all’azione dei corsi d’acqua, che tendono a colmarli depositando i sedimenti trasportati. Sono solitamente alimentati da fiumi (immissari), sorgenti o ghiacciai, mentre l’acqua defluisce tramite emissari ed evaporazione. La principale fonte di calore cui sono sottoposti è la radiazione solare, ma solo lo strato superficiale è influenzato dalla temperatura esterna.
I laghi rappresentano un ambiente ricco di biodiversità e sono un’importante riserva di acqua potabile, di risorse idriche per irrigare i campi e per produrre energia elettrica. Lo scadimento della qualità delle acque lacustri è principalmente determinato da tre cause: eutrofizzazione, acidificazione e presenza di sostanze tossiche legate agli scarichi urbani.
I LAGHI ITALIANI IN NUMERI
69 i laghi naturali in Italia con una superficie maggiore di 0,5 Km2
500 circa quelli con superficie maggiore di 0,2 Km2
183 i laghi artificiali con una superficie pari a 1 km2 o un volume di 5 milioni di m3
4000 gli specchi d’acqua di dimensioni più piccole, nel solo arco alpino
5 i principali laghi italiani: Garda, Maggiore, Como (di origine glaciale) Trasimeno (tettonica) e Bolsena (vulcanica)
148 i punti di campionamento di acqua lacustre analizzati (nel 2008) dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)
3 i punti risultati di qualità ottima (2,03%)
62 i punti risultati di qualità buona (41,89%)
43 i punti risultati di qualità sufficiente (24,32%)
36 i punti risultati di qualità scarsa (24,32%)
4 i punti risultati di qualità pessima (2,70%)
65 le aree critiche individuate da Legambiente su 14 laghi monitorati da Goletta dei laghi (2009), (di cui:30 punti inquinati, 35 gravemente inquinati)
SI CONCLUDE IL TOUR DELLA GOLETTA DEI LAGHI 2011 CHE PRESENTA IL BILANCIO FINALE DEL SUO VIAGGIO.
NEL LAGO DI COMO RISCONTRATE LE SITUAZIONI PIU’ CRITICHE
ESTRATTO DAL SITO DI LEGAMBIENTE.IT
9 laghi italiani, tra i più grandi e vissuti, 200 comuni coinvolti, più di 100 campionamenti per difendere un patrimonio troppo spesso minacciato dall'inquinamento e da tantissime forme di illegalità. Un tesoro nascosto che ha bisogno di essere riscoperto e tutelato dagli attacchi di speculazioni edilizie, scarichi abusivi, da tentativi di privatizzazione e captazioni eccessive.
Nel 2006 la Goletta dei Laghi ha iniziato il suo viaggio ponendosi come obiettivo quello di costruire insieme a cittadini e amministrazioni una grande campagna itinerante in difesa dell’ecosistema lacustre per informare, sensibilizzare, incentivare le buone pratiche di gestione ecocompatibile delle strutture ricettive, per promuovere politiche di salvaguardia delle coste e della biodiversità.
Grazie a un attento monitoraggio scientifico dei laghi nei suoi punti critici, Goletta ha acceso in questi anni i riflettori sulla mancata e insufficiente depurazione, analizzando centinaia di campioni d’acqua, denunciando forme di sfruttamento del territorio e premiando i casi virtuosi di buona gestione.
IL MONITORAGGIO SCIENTIFICO
I prelievi vengono eseguiti dalla squadra di tecnici che effettuano le analisi chimiche direttamente in sito con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologi che sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell'analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo.
I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).
COMUNICATI STAMPA DI GOLETTA DEI LAGHI 2011 SULLA SITUAZIONE DEI LAGHI ITALIANI
LAGO D’ISEO FIUMI OGLIO E BORLEZZA
Trovati 5 punti inquinati sull’Iseo
Imputati principali ancora una volta i fiumi Oglio e Borlezza
Continuano ad arrivare dalle foci di fiumi e torrenti e dai depuratori mal funzionanti o assenti i pro-blemi per il Sebino. Dalle analisi condotte dai tecnici della Goletta dei laghi sono risultati 5 punti cri-tici sul lago d’Iseo, dei quali 4 nell’alto Sebino.
In particolare nel bergamasco sono risultati fortemente inquinati i campioni prelevati a Sarnico all’altezza dello scarico di Via Predore 26 e a Castro, alla foce del torrente Borlezza. Acque inquina-te anche a Costa Volpino, alla foce del fiume Oglio e a Tavernola alla foce del torrente Rino.
Sulla sponda bresciana invece è risultato fortemente inquinato il prelievo effettuato a Pisogne alla foce del canale industriale.
I risultati del monitoraggio della quinta tappa della Goletta dei Laghi, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati), sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa a Castro, presso FestAmbiente Laghi, alla presenza di Gianna Le Donne, responsabile Goletta dei laghi, Barbara Meggetto, portavoce Goletta dei Laghi, Dario Balotta, presidente del circolo di Le-gambiente Basso Sebino, Massimo Rota, presidente del circolo di Legambiente Alto Sebino e Max Barro, direttore del porto turistico di Lovere.
“Passano gli anni ma la situazione sul Sebino non cambia, nonostante la nuova normativa sulla bal-neazione sia meno restrittiva rispetto alla precedente – commenta Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei laghi -. Per l’ennesima volta i nostri monitoraggi hanno rilevato un forte inquina-mento alle foci di fiumi e torrenti e in alcuni casi nei pressi di scarichi diretti a lago. Principali im-putati i fiumi Oglio e Borlezza che continuano a scaricare a valle i reflui non depurati. Una vergo-gna che continuerà a ripetersi finché non verranno realizzati adeguati sistemi di fognatura e depura-zione, soprattutto per i comuni a monte. Quanto ancora dovremo aspettare per nuotare finalmente in acque più limpide?”.
Meritata quindi la Bandiera Nera assegnata quest’anno dalla Goletta dei laghi alla Valcamonica: con il passare degli anni, nonostante le ripetute segnalazioni e la presa di coscienza di cittadini e amministratori, la situazione non è ancora cambiata.
LAGO MAGGIORE E CERESIO
In Piemonte 2 punti fortemente inquinati nella parte sud del lago
Due punti fortemente inquinati nella parte piemontese del Verbano scovati dalla Goletta dei Laghi di
Legambiente, la campagna nazionale d’informazione scientifica sullo stato di salute dei bacini
lacustri, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati). I dati del
monitoraggio sono stati presentati questa mattina in conferenza stampa a Varese alla presenza di Gianna Le Donne, responsabile della Goletta dei Laghi di Legambiente e Franco Borghetti, presidente del circolo di Legambiente “Il brutto anatroccolo”. I tecnici di Legambiente anche quest’anno hanno dato la caccia alle situazioni critiche che minacciano la salute dei laghi italiani, puntando il dito contro il sistema di depurazione che ancora oggi rivela una grande falla nel sistema di gestione delle acque reflue. Dalle analisi effettuate sul laboratorio mobile di Legambiente, sono risultati inquinati 2 prelievi tra i campionamenti effettuati sulla sponda piemontese del lago Maggiore: risulta fortemente inquinata le foce del torrente Vevera ad Arona e lo scarico del depuratore di Dormelletto. “I dati emersi dalle analisi dei tecnici di Legambiente rivelano una situazione critica per la parte sud del lago – commenta Gianna Le Donne, responsabile della Goletta dei laghi –. Ancora una volta lo scarico di Dormelletto rivela brutte sorprese, per cui chiediamo agli enti competenti di verificare al più presto l’efficacia del depuratore e risolvere il problema. Vorremmo il prossimo anno, dopo il passaggio della Goletta dei laghi, non essere costretti, a causa della mancanza di interventi davvero risolutivi, alla consegna della Bandiera Nera, il poco ambito riconoscimento che Legambiente assegna a quelle amministrazioni che continuano a non risolvere fino in fondo i problemi ambientali”. “Anche i cittadini della parte sud del lago hanno diritto a nuotare in acque pulite – dichiarano i circoli di
Legambiente del Verbano -, considerando che la stagione estiva è iniziata da poco e che la pressione
antropica farà crescere ancora gli inquinanti a lago, chiediamo che vengano presi provvedimenti al più presto”.
LAGO DI COMO
Dodici i punti inquinati sul lago di Como, 7 fortemente inquinati sulla sponda lecchese,
1 punto inquinato e 4 fortemente inquinati sulla sponda comasca
Principali responsabili le foci dei fiumi e gli scarichi dei depuratori
Urgenti gli investimenti nei comuni a monte”
Ancora una volta le brutte notizie per il Lario arrivano dalle foci dei fiumi e dai depuratori mal funzionanti o
inesistenti. Nonostante i parametri più permissivi dovuti all’entrata in vigore della nuova normativa sulla
balneazione, il D.Lgs 116/2008, i punti inquinati restano ancora molti.
È questo il risultato del monitoraggio della tappa sul Lario della Goletta dei Laghi di Legambiente, la
campagna nazionale d’informazione scientifica sullo stato di salute dei bacini lacustri, realizzata con il
contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati). I tecnici di Legambiente anche quest’anno hanno
dato la caccia le situazioni critiche che minacciano la salute dei laghi italiani, puntando il dito contro il
sistema di depurazione che ancora oggi rivela una grande falla nel sistema di gestione delle acque reflue.
Dalle analisi effettuate sul laboratorio mobile di Legambiente, sono risultati inquinati ben 12 punti sul lago
di Como tra la sponda lecchese e quella comasca. Sulla sponda lecchese sono risultati fortemente inquinati 7
campioni: la foce del torrente Pioverna a Bellano, la foce del fiume Adda e il torrente Inganna a Colico, il
campione prelevato nei pressi della spiaggia del depuratore di Dorio, la foce del torrente MerIa a Mandello
del Lario, il campione prelevato nei pressi del parco comunale zona Malpensata di Garlate e la foce del
torrente Esino a Perledo.
Sul versante comasco sono 4 i punti fortemente inquinati: la foce dei torrente Senagra a Menaggio, Telo
ad Argegno, la foce del torrente nei pressi della spiaggia libera della località Bagnana del comune di
Lezzeno e la foce del torrente Sorico nel comune omonimo. Risulta inquinato il campione prelevato a Como
nei pressi del Tempio Voltiano.
“Si riconferma il dato del preoccupante deficit di depurazione dei comuni dell’entroterra che rischia di
compromettere gli sforzi, seppur ancora insoddisfacenti, che i comuni costieri stanno faticosamente mettendo
in campo. - commenta Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi di Legambiente -. Per questo
occorre sempre di più ragionare a livello di bacino se si vogliono risolvere davvero i problemi del lago di
Como! Non è solo urgente continuare ad investire nell’adeguamento degli impianti di depurazione esistenti e
nel completamento della rete fognaria circumlacuale ma anche dotare di infrastrutture fognarie i comuni o le
frazioni dei comuni costieri che si estendono nell’entroterra. In questa situazione, il passaggio degli Aato alle
Province rischia di allungare immotivatamente i tempi del risanamento del lago di Como”.
Ad appesantire il carico inquinante delle acque del lago contribuisce il fiume Adda che raccoglie i i reflui
della Valtellina. Una situazione simile e comune ad altri importanti fiumi lombardi che rischia di far pagare
alla Lombardia una multa di centinaia di milioni di euro per l’avvio della procedura di infrazione proprio per
la mancata depurazione dei corsi d’acqua e che potrebbero essere spesi in investimenti.
Imbarazzante infine, la situazione di alcuni depuratori. Non è solo il caso dei grandi depuratori che servono le
città capoluogo, come nel caso dell’impianto lecchese il cui adeguamento continua a spostarsi nel tempo a
causa di ritardi anche di natura burocratica, ma anche dei piccoli impianti che, come nel caso di Dorio
continuano da quasi ormai un decennio a riversare nel lago acque non completamente depurate.
Le minacce per il Lario però non si fermano alla depurazione.
“Oltre ai problemi legati alla qualità delle acque, al consumo di suolo e al paesaggio, merita una
puntualizzazione la questione della gestione del demanio della navigazione – aggiunge Pierfranco Mastalli,
presidente del circolo di Valmadrera-Lecco -. Diventa essenziale ed urgente che le due province, con il
Consorzio del Lario e i laghi minori, predispongano un piano sostenibile di settore del demanio della
navigazione, introducendo una moratoria sugli interventi nelle aree demaniali. Anche i problemi della
navigazione pubblica sul Lario, possono essere affrontati dando responsabilità ad un’autorità provinciale
partecipata dai comuni dove ridiscutere anche gli investimenti degli introiti da concessioni demaniali”
LAGO DI GARDA
7 punti fuorilegge sulla sponda lombarda del Garda. Le foci dei torrenti ancora una volta tra i punti più critici. Investimenti e infrastrutture urgenti per eliminare tutti gli scarichi a lago.
Sette i punti critici individuati sulla sponda lombarda del lago di Garda nell’ultima tappa della Goletta dei laghi, la campagna di Legambiente per il monitoraggio e l’informazione dei bacini lacustri realizzata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati). Nonostante l’entrata in vigore della nuova legge sulla balneazione che ha introdotto criteri molto più permissivi rispetto al precedente DPR del 1982, le analisi hanno rilevato una concentrazione di batteri fecali (Enterococchi Intestinali e Escherichia Coli) al di sopra dei limiti di legge quasi tutti concentrati alle foci dei torrenti.
Sono risultati fortemente inquinati i campioni prelevati alle foci San Giovanni a Limone del Garda, del torrente Toscolano a Toscolano Maderno, Barbarano a Salò, il torrente nei pressi del porto di Padenghe, e sulla spiaggia di Via Agello in località Rivoltella e lo scarico sul lungolago Via Cesare Battisti Desenzano del Garda. Infine è risultato inquinato il rio della Garbella a Sirmione.
Meno preoccupante appare la situazione sulla sponda veneta; sono risultati infatti inquinati 4 punti alle foci dei torrenti.
I dati del monitoraggio sono stati resi noti oggi in conferenza stampa a Sirmione da Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi, Paolo Bonsignori del circolo di Legambiente “per il Garda” di Sirmione, alla conferenza hanno partecipato il sindaco Alessandro Mattinzoli; l’assessore all’ambiente del Comune Maurizio Ferrari e Vincenzo Grieco Pullè, coordinatore della rete di raccolta del COOU.
“Ancora una volta sono le foci dei torrenti ad apportare il maggior carico inquinante nel Benaco – dichiara Barbara Meggetto, portavoce della Goletta dei Laghi di Legambiente –. Una situazione non nuova per Goletta dei Laghi che da anni monitora questi corsi d’acqua senza alcun evidente miglioramento. Appare quanto mai urgente, a questo punto, intercettare gli scarichi ancora non collettati e avviare un serio piano di investimenti che elimini anche queste criticità. Pressione urbanistica e turistica: una combinazione fatale anche per un lago come il Garda dalle dimensioni importanti. Per questo, se non si trovano urgentemente soluzioni per mettere a regime tutti gli scarichi e soprattutto per adeguare il depuratore a trattare le acque reflue durante i periodi di alta stagione turistica, si rischia di vanificare tutto il lavoro svolto in questi anni. Infine, rimangono irrisolte alcune questioni fondamentali: il collettore sub-lacuale di difficile gestione soprattutto per quanto riguarda la manutenzione, l’inadeguatezza ormai evidente del depuratore di Peschiera e l’annoso problema degli sfioratori di piena. A quando una nuova soluzione?”
Il passaggio della Goletta dei Laghi sul Garda è stato anche l'occasione per mettere in luce altre criticità del territorio. Gli attivisti di Legambiente, in questi giorni, hanno voluto accendere i riflettori anche sui problemi legati alla biodiversità e alla diminuzione dell’ittiofauna di cui soffre il Benaco, nonché sul crescente problema del consumo di territorio.
“Sulla sponda lombarda del Benaco si è costruito più che su tutti i laghi lombardi messi insieme. Ben 5.419 ettari dal 1999 al 2007, pari al 13,9% del territorio gardesano – dichiara Paolo Bonsignori, presidente del circolo del Garda –. Regine del cemento risultano essere Desenzano del Garda e Lonato che continuano nella loro azione di “corsa al mattone” senza preoccuparsi del pesante impatto che ciò avrà in futuro anche sulla qualità delle acque del basso Garda. Per questo abbiamo dato la Bandiera Nera al comune di Lonato, dove, ad uno stillicidio di progetti che disseminano cubature ovunque, non ci è parso di intravede lo stesso impegno a tutela delle aree naturali e dei boschi ad esempio della splendida area della Valsorda minacciata anch’essa dalle costruzioni.”
LAGO TRASIMENO E LAGO DI PIEDILUCO
Un lago malato cronico a causa dell'eutrofizzazione. Legambiente: la salvezza di Piediluco sta nel tenere insieme ambiente, paesaggio ed economia.
Domani appuntamento a Magione per la promozione della qualità ambientale.
Piediluco malato cronico a causa dell'eutrofizzazione delle sue acque. La causa principale è il carico di nutrienti provenienti dai numerosi impianti di troticolture presenti nell'Alta Valnerina e che arrivano al lago attraverso il canale del Medio Nera. L'altra fonte di inquinamento gli scarichi civili e le attività agricole della valle del Velino. Vale la pena ricordare che le acque di Piediluco sono ritornate balneabili dopo molti anni nell'estate del 2008 e soltanto grazie al decreto legislativo 94/2007 che non valuta il parametro ossigeno disciolto ai fini dell’attribuzione dell’idoneità alla balneazione e il decreto legislativo del 31 marzo 2010 che ha alzato i limiti di legge degli inquinanti. Anche la pesca solo recentemente è stata riaperta ad alcune specie.
E' quanto ribadito nel corso della conferenza stampa della sesta tappa della Goletta dei Laghi, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati), alla presenza di Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria; Miro Virili, vicepresidente del Circolo Legambiente di Terni e Gianna Le Donne, responsabile della Goletta dei Laghi.
“Passano gli anni ma la situazione di Piediluco non cambia – dichiara Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria – Il grado raggiunto dal lago è quello di ipereutrofia che costituisce la condizione peggiore. Occorre passare dalle tante parole ai fatti e intervenire con urgenza e determinazione sui carichi inquinanti rendendoli gradualmente compatibili con le capacità di autodepurazione del lago. In mancanza di interventi di abbattimento e contenimento dei carichi inquinanti la situazione rimane molto grave, con il rischio di compromettere irreversibilmente la vita acquatica. E questo è un problema non solo per la perdita di biodiversità, ma anche per tutta l'economia locale, a cominciare dalla pesca professionale che andrebbe invece rilanciata incentivando l’ingresso di giovani pescatori e per il turismo che deve essere ripensato per portare benefici diffusi a tutti gli operatori grandi e piccoli.”
L'area di Pediluco è una area di grande pregio naturalistico e paesaggistico, tanto che vi insistono ben tre siti di protezione ambientale: il sito di interesse comunitario Lago di Piediluco Monte Caperno (SIC IT 5220018), la zona di protezione speciale Lago di Piediluco Monte Maro (ZPS IT 5220026) e la zona di elevata diversità floristica-vegetazionale. Nonostante questo quando la Regione nel 1995 ha istituito il Parco Fluviale del Nera il lago di Piediluco è rimasto fuori dalla perimetrazione.
Altra caratteristica di rilevante importanza è la centralità del Lago di Piediluco rispetto ad una delle aree più ricche di acque superficiali e sotterranee del nostro Paese e probabilmente al mondo. Infatti nel giro di pochi km si trovano, il fiume Nera e il torrente Serra, il Velino che precipita nella cascata delle Marmore, le sorgenti del Peschiera della straordinaria abbondanza d'acqua convogliate fino a Roma, e quelle del Santa Susanna, il lago di Recentino e quello di San Liberato a Narni, le sorgenti di Stifone e le Gole del Nera sempre a Narni, il lago di Ripasottile, il lago Lungo ed il lago di Ventina, il lago di Fogliano della valle di Rieti.
“L'unica possibilità di salvezza per il lago di Piediluco – commenta Miro Virili, vice presidente del circolo Legambiente di Terni – è tenere insieme la salvaguardia degli elementi naturali e del paesaggio e il risanamento delle acque con gli aspetti economici, tradizionali, come la pesca e l'agricoltura e gli altri che come il turismo presentano grandi potenzialità. Ma questo è possibile solo coinvolgendo le comunità locali, i pescatori, gli operatori turistici, le società sportive, le associazioni ambientaliste e con l'impegno delle Amministrazioni locali e di EON. Una rinascita che deve riconsiderare l'inserimento di Piediluco all’interno del parco Fluviale del Nera e la costituzione di un grande Parco interregionale delle acque che da Ferentillo arrivi fino alla confluenza del Nera con il Tevere e comprenda il Velino e la riserva naturale dei laghi reatini”.
IL LAGO TRASIMENO SUPERA L’ESAME
La Goletta dei Laghi continua il suo viaggio in Umbria. Prossimo appuntamento a Magione. L'iniziativa sarà l'occasione per confrontarsi sulle enormi potenzialità che nascono da una corretta gestione ambientale, come la raccolta differenziata, la corretta depurazione, la gestione delle risorse idriche, la salvaguardia del paesaggio e degli ecosistemi naturali, la limitazione del consumo di suolo, che sono anche alcuni degli indicatori della Guida Blu che consentono di individuare le località per la migliore vacanza all'insegna della qualità.
LAGHI DI ALBANO, BOLSENA, BRACCIANO
E' buona la condizione di salute dei laghi del Lazio ma sono diverse le criticità che vanno affrontate subito per proteggere i delicati ecosistemi lacustri. Questa la fotografia scattata dalla sesta edizione della Goletta dei Laghi-Cigno Azzurro, la campagna nazionale di Legambiente per il monitoraggio scientifico delle bacini lacustri, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e per le tappe laziali dell'Assessorato alla Tutela Ambientale della Provincia di Roma, i cui risultati sono stati presentati questa mattina a Roma, durante una conferenza stampa presso la sede della Provincia di Roma, alla quale hanno
partecipato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente; Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico
e portavoce della Goletta dei Laghi; Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio; Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio; Marco Paolilli, coordinatore rete raccolta COOU e Michele Civita, assessore alla Tutela Ambientale della Provincia Roma.
Inquinati tre punti sul Lago di Bolsena, ma attenzione va posta anche sul Lago di Fondi e sul Lago Albano pur se i risultati, in questi casi, sono al di sotto delle soglie di legge. Ecco i quanto emerso dal monitoraggio effettuato dai biologi di Goletta dei laghi sui principali laghi laziali controllando la qualità delle acque e delle coste. In particolare sono risultati inquinati i prelievi sul lungolago in corrispondenza della foce del Fosso
Cimitero a Bolsena, e in località La Grata alla foce del
Fosso Cannelle a Gradoli, mentre è fortemente inquinato invece, il punto alla foce del torrente in prossimità del parco giochi sul lungolago di Montefiascone. Ma i campionamenti sono stati eseguiti anche sui laghi di Bracciano, Albano, Nemi, Salto, Turano, Posta Fibreno e Fondi, con risultati sempre al di sotto delle soglie stabilite dalla legge. Anche se in alcuni casi la carica batterica riscontrata nei campioni prelevati è comunque indicativa di scarichi non depurati o corsi d’acqua inquinati che si riversano nello specchio lacustre. Ne è un esempio il prelievo eseguito presso il lago di Fondi in corrispondenza del Fosso San Vito a Monte San Biagio (Lt), in cui la concentrazione di Escherichia coli registrata è stata di 900 ufc/100ml., su un massimo di 1.000 consentito dalla legge, o la spiaggia presso via spiaggia del lago sul lago di Albano a Castel Gandolfo con valori di Enterococchi intestinali di 375 UFC/100ml su un massimo di 500 UFC/100ml stabiliti dalla soglia normativa. Valori che rientrano nei parametri previsti per la balneazione, ma su cui richiamiamo l’attenzione.
“Serve grande attenzione per i laghi del Lazio, dove lo stato ecologico è ancora buono ma non possono perdurare nel tempo le criticità dovute a fossi e scarichi, sono necessari interventi definitivi per completare le condotte fognarie circumlacuali e la depurazione -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. L'inquinamento non può assolutamente riversarsi negli ecosistemi lacustri, che sono troppo delicati e incapaci di autodepurarsi, pena il rischio di accumulo dei nutrienti e la conseguente autrofizzazione e morte della vita nell'ecosistema. Con la Goletta dei Laghi torniamo ad affrontare i diversi punti di criticità, dall’abbassamento dei livelli delle acque, all’abusivismo che deturpa i territori, alla depurazione, con l'intento di chiedere risposte. Servono segnali forti da parte delle istituzioni, delle Province che presiedono le Autorità d'ambito del Servizio Idrico Integrato e decidono con tutti i Sindaci le priorità degli investimenti. Scelte che devono puntare sulla qualità di una risorsa bene comune, ancor di più dopo i referendum che hanno avuto un esito chiarissimo.”
Le criticità sul fronte inquinamento vanno messe in relazione allo stato complessivo di salute dei laghi del Lazio, ecc e dei fiumi che vi fanno confluire le acque. Secondo i dati ISPRA 2009, preoccupa ad esempio lo scarso Stato Ecologico (SECA) del fiume Fibreno, nel Comune di Sora (Fr) presso il Lago di Posta Fibreno (livello 4, in una scala da 1 a 5); risultati non buonissimi anche per il fiume Salto di Torano, nel Comune di Borgorose nei pressi del Lago Salto, e per il Marta, nel Comune di Marta presso il Lago di Bolsena, che hanno raggiunto un livello 3.
Oltre al tema della salubrità delle acque, quest'anno Legambiente Lazio ha acceso i riflettori anche su diversi altri temi, tra i quali l'accessibilità e la fruibilità dei laghi, da parte di cittadini. Recinzioni e cancelli, qualche stabilimento balneare fuori norma, ma anche ville, club e abusivismo si riscontrano in nove su tredici laghi monitorati (70%) dalla Goletta dei Laghi. Sul Lago di Bracciano (Rm) ci sono diversi tratti inaccessibili, a Martignano (Rm) c'è da pagare, sul Lago Albano (Rm) spuntano cancelli, a Nemi (Rm) le recinzioni sono molteplici, a Posta Fibreno (Fr) c'è una sola passeggiata abbandonata, sul Lago di Fondi (Lt) gli argini sono spesso occupati da capanni di ex cacciatori, sul Lago Lungo (Lt) i parcheggi ostruiscono la fruizione, mentre a Bolsena e Vico (Vt) ci sono alcuni limitati problemi di accessibilità. Solo tre laghi garantiscono piena fruibilità ai cittadini: il lago del Salto e il lago del Turano in provincia di Rieti e il piccolo lago di Canterno (Fr). Una situazione preoccupante che si aggiunge a quella degli accessi al mare, dove nel caso del “Lungomuro di Ostia”, così ribattezzato da Legambiente Lazio, nel 2010 i volontari avevano trovato impedimenti all'accesso nel 60% dei casi monitorati.
“Basta con gli accessi negati ai laghi e al mare, con la Goletta dei Laghi torniamo a porre all'attenzione delle istituzioni il tema della libera fruizione delle acque, vanno eliminati subito recinti, muri, che limitano il libero accesso -afferma Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. Piuttosto che concessioni ventennali e inverosimili diritti di superficie, servono più controlli, fermando la privatizzazione strisciante dei litorali. I laghi sono importanti quanto poco considerati, vanno conservate e tutelate le molteplici meraviglie naturali e storiche, servono politiche forti sul ciclo delle acque, rifiuti e controllo della pressione turistica. Con le vele della Guida Blu abbiamo voluto lanciare un segnale proprio per far crescere l'attenzione su questi temi, in particolare con le nuove entrate nella classifica sul Lago del Turano e a Bolsena. Per preservare i laghi del Lazio si deve giocare una importante scommessa verso uno sviluppo agricolo e turistico a basso impatto, questi luoghi bellissimi lo meritano davvero.”
Paganico Sabino e Castel di Tora sul Lago del Turano (Ri) sono new entry della Guida Blu di Legambiente e Touring Club, assieme a Capodimonte (Vt) sul Lago di Bolsena, tutte con “due vele”. Nel Lazio sul fronte delle acque dolci quest'anno scende a “3 vele” Anguillara Sabazia (Rm) sul lago di Martignano, e si allinea a Trevignano Romano (Rm), Anguillara Sabazia (Rm) e Bracciano (Rm) per il lago di Bracciano, ma anche a Nemi (Rm) sul lago di Nemi e Montefiascone (Vt) sul Lago di Bolsena. “2 vele” vengono assegnate a Bolsena (Vt) sul lago di Bolsena, Ronciglione (Vt) e Caprarola (Vt) sul lago di Vico, oltre che a Castel Gandolfo (Rm) sul lago di Albano.
E per tutelare e valorizzare i laghi costieri del sud pontino, Legambiente con la Goletta dei Laghi ha presentato la proposta dell'istituzione di un monumento naturale per il Lago Lungo e quello di S.Puoto, ma ha anche organizzato una giornata alla scoperta del lago di Bracciano, con una visita guidata al Castello Odescalchi e una visita guidata in battello.
BILANCIO FINALE DEL VIAGGIO DELLA GOLETTA DEI LAGHI 2011
41 i punti critici in 6 laghi, l’80% fortemente inquinati. Primo posto per inquinamento al lago di Como con 12 prelievi risultati fuorilegge.
Sono 41 i punti critici rilevati dal passaggio della Goletta dei Laghi di Legambiente. Tra questi, 32 sono risultati fortemente inquinati, cioè con una concentrazione di batteri fecali pari almeno al doppio del limite concesso dalla legge. Ancora una volta il maggior numero di campioni risultati fuori legge sono stati prelevati alla foce di fiumi e torrenti, a conferma che i problemi per i laghi sono causati anche dagli scarichi dei comuni dell’entroterra. Durante il suo viaggio, l’associazione ambientalista ha toccato 6 regioni e 10 laghi alla ricerca delle minacce per la salute dei maggiori specchi d’acqua.
Sul podio, ancora una volta, i grandi laghi del nord Italia. Conquista anche quest’anno la maglia nera per l’inquinamento il lago di Como, con l’irrisolto deficit di depurazione, che si conferma il bacino lacustre con più criticità rilevate dai tecnici di Legambiente con 12 punti inquinati, in media 1 ogni 14 km di costa. Preoccupante anche la situazione dell’alto lago d’Iseo, con 5 punti critici, mediamente 1 ogni 12 km, su cui continua a pesare la quasi totale assenza di depurazione della Valcamonica. Segue il lago di Garda con 11 punti critici, in media 1 punto critico ogni 15 km e chiude la classifica il lago Maggiore con falle nel sistema di depurazione individuate in 7 punti, 1 ogni 24 km di lungolago. Mentre sono tre i punti critici riscontrati sul tratto italiano del lago di Lugano e sul lago di Bolsena nel Lazio.
Il bilancio conclusivo della sesta edizione della Goletta dei Laghi di Legambiente, la campagna nazionale di monitoraggio scientifico dello stato di salute dei maggiori laghi italiani, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e per la tappa laziale con il contributo della Provincia di Roma, assessorato alla tutela ambientale, è stato presentato questa mattina in conferenza stampa a Roma alla presenza del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza; il portavoce della campagna Giorgio Zampetti; il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati; la direttrice di Legambiente Lazio Cristiana Avenali; l’assessore alla tutela ambientale della Provincia di Roma Michele Civita e il coordinatore della rete di raccolta COOU Marco Paolilli.
“Con il passaggio della Goletta dei Laghi vogliamo mettere in luce lo stato di salute dei maggiori bacini lacustri italiani – commento Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente – I Laghi rappresentano ecosistemi fragili e molto sensibili alla qualità del territorio che li circonda. In queste settimane, perciò, abbiamo puntato il dito non solo contro la cattiva depurazione ma abbiamo acceso i riflettori anche sull’eccessivo consumo di suolo, sulla difficoltà di accesso alle spiagge, sul rischio idrogeologico, sulle captazioni eccessive e sulla pesca che sono elementi imprescindibili per l’equilibrio dei bacini lacustri e che spesso rappresentano la vera minaccia per questi ecosistemi. La campagna nazionale di Legambiente è anche l’occasione per promuovere le buone pratiche nella gestione del territorio e le località virtuose che si distinguono per l’investimento nel turismo attento al rispetto dell’ambiente, esperienze raccolte ogni anno nella Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano”.
In Umbria, ad esempio, il passaggio della Goletta dei Laghi sui laghi Trasimeno e Piediluco è stato l’occasione per affrontare i problemi legati alla salvaguardia dell’ecosistema, come l’eutrofizzazione, e per promuovere le buone pratiche della gestione del territorio anche attraverso la collaborazione tra amministrazioni.
Ma è l’attento controllo delle qualità delle acque, eseguito dai biologi di Legambiente, che ha messo in evidenza punti critici, scarichi inquinanti e depuratori mal funzionanti che ancora minacciano questi splendidi ecosistemi.
Questa situazione è stata riscontrata nonostante, lo scorso anno, sia cambiata la normativa per la tutela delle acque, diventando più permissiva rispetto alla precedente in vigore dal 1982.
“Anche quest’anno Legambiente ha deciso di concentrare la sua attenzione sulle criticità che mettono in pericolo le acque dei laghi -ha commentato Giorgio Zampetti, portavoce della campagna di Legambiente e coordinatore scientifico dell'associazione -, segnalando ai cittadini e alle istituzioni le situazioni più a rischio. L’occhio critico della Goletta, nei suoi monitoraggi, ha avuto maggiore attenzione dopo il recepimento dello scorso anno della direttiva europea che ha permesso all’Italia di modificare in modo più permissivo i criteri e i parametri sulla balneazione che erano in vigore dal 1982. Ma non basta cambiare la normativa, il problema dell’inquinamento resta. Dobbiamo sanare in tempi brevi il deficit di depurazione per le acque superficiali del nostro Paese, anche per evitare le sanzioni pesanti minacciate dall’Europa con l’avvio della procedura d’infrazione per non aver rispettato la direttiva sulla tutela delle acque a causa del deficit cronico sulla depurazione”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è stato Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, ha spiegato in conferenza Marco Paolilli, coordinatore della rete di raccolta del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – ha continuato Paolilli - questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come un campo di calcio. Con la nostra attività di comunicazione cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”. Delle 436.000 tonnellate di olio lubrificante che sono state immesse al consumo in Italia nel 2010, il Consorzio ha raccolto 192.000 tonnellate di oli usati, oltre il 95% del potenziale raccoglibile. Nel Lazio il COOU ha recuperato 11.265 tonnellate di olio lubrificante usato: 7.256 nella provincia di Roma, 1.539 a Frosinone, 1.511 a Latina, 724 a Viterbo e 235 a Rieti.
IL BILANCIO FINALE DELLA GOLETTA DEI LAGHI DI LEGAMBIENTE 2011
Regione, Lago, Tot Punti Critici, Fortemente Inquinati, Inquinati
Lombardia Como 12 11 1
Lombardia - Veneto Garda 11 9 2
Lombardia - Piemonte Maggiore 7 6 1
Lombardia Iseo 5 3 2
Lombardia Lugano 3 2 1
Lazio Bolsena 3 1 2
Totale 41 32 9
Il giudizio di Legambiente viene dato in base ai risultati ottenuti dalle analisi microbiologiche (sono presi come riferimento i valori limite per la balneazione indicati dal Decreto Legislativo del 31 marzo 2010 nell’allegato A) e secondo i seguenti criteri
- INQUINATO Enterococchi intestinali maggiori di 500 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 1.000 ufc/100ml
- FORTEMENTE INQUINATO Enterococchi intestinali maggiori di 1.000 ufc/100ml e/o Escherichia Coli maggiore di 2.000 ufc/100ml
È arrivato anche per voi il momento di diventare protagonisti attivi di questa avventura: segnalateci qualunque situazione che possa mettere a rischio il delicato e prezioso ecosistema lacustre.
SOS GOLETTA
Aiutaci a difendere il mare e i laghi dall'inquinamento. Denucia a SOS Goletta le situazioni sospette che possono mettere a rischio la salute delle nostre coste.
Se ti capita di individuare tubature che scaricano liquidi o sostanze sospette in mare o nei laghi, se ti imbatti in tratti di mare o di lago dal colore e dall’odore sgradevoli segnalalo tempestivamente a SOS Goletta!
Inviaci una breve descrizione della situazione, l’indirizzo e le indicazioni utili per identificare il punto, le foto dello scarico o dell’area inquinata e un recapito telefonico scrivendo a scientifico@legambiente.it , inviando un SMS o MMS al numero 346.007.4114, oppure chiamando lo 06.862681.
Le vostre segnalazioni aiuteranno i biologi di Goletta Verde e della Goletta dei Laghi a individuare nuovi punti da controllare, campionare, denunciare alle autorità competenti. Ci aiuterà inoltre a tenere informati i cittadini sul reale stato di salute del nostro mare e dei nostri laghi.
Per portare avanti il nostro impegno in difesa del mare e dei laghi dall’inquinamento abbiamo bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo!
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